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Villa Salvaterra, che si trova proprio all’inizio del paese di Prun, nella zona più meridionale, ha il primato di essere la villa, tra quante costellano la Valpolicella, situata a maggior altezza rispetto il livello del mare (520 m). Si trova inoltre in una posizione invidiabile dell’alta Valpolicella, da cui si ha un bellissimo panorama sulla valle sottostante. Di tutto il complesso colpisce soprattutto l’utilizzo della pietra in ogni singolo elemento: tutto infatti è in pietra: dai muri portanti alle cornici delle porte, dalle finestre ai rivestimenti, dalle pavimentazioni alle fontane in stretto rapporto con le usanze locali. Dove le caratteristiche di questo materiale non si prestano all’utilizzo si è preferito usare il legno naturale, come ad esempio negli orizzontamenti o negli scuri. L’utilizzo di questo materiale è giustificato dalla presenza delle famose cave di Pietra di Prun, materiale estratto fin dall’antichità e per cui questo piccolo paese è conosciuto in tutto il mondo. Per la sua complessità questo lavoro ha richiesto un grande dispendio di energie, coinvolgendomi a tempo pieno a partire dal febbraio del 2008 per circa un anno. Il risultato della lunga ricerca mi ha portato a strutturare una tesi che affronta il problema del riuso e della conservazione della villa da varie prospettive.

 

RELATORI

prof. arch. Giorgio Cacciaguerra

prof. ing. Maurizio Piazza

CORRELATORI

arch. Fulvio Osti

arch. Alessandra Quendolo

ing. Albino Angeli

Proposta di recupero funzionale e di conservazione per villa Salvaterra a Prun.

Svolgimento:

Il primo capitolo è di avvicinamento al territorio in cui la struttura si trova: conoscere il territorio in cui si va ad intervenire, le vicende che lo hanno caratterizzato e gli aspetti che lo contraddistinguono rappresenta uno dei passaggi chiave per riuscire a capire ed apprezzare l’oggetto del nostro studio. Queste analisi, inoltre, ci consentono di notare e di decifrare tracce e segni presenti sia sul territorio che sul complesso edilizio, particolari che altrimenti non troverebbero comprensione e che quindi non verrebbero presi in considerazione compromettendo la qualità del progetto.

Il secondo capitolo è teso a ricostruire le vicende storiche dell’edificio in relazione al contesto locale e si avvale di una ricerca bibliografica e d’archivio, completata da un’analisi tipologica delle caratteristiche che contraddistinguono le ville della Valpolicella. Dal momento che, al contrario di altre ville presenti in Valpolicella, manca per villa Salvaterra una storiografia definita sia dal punto di vista architettonico sia per quello che riguarda i passaggi di proprietà nel corso dei secoli, si è pensato di registrare, in apposite schede, alcuni dei più importanti documenti rinvenuti durante le ricerche. Questo è utile non solo a testimonianza  delle considerazioni fatte nella relazione, ma anche per fornire il materiale a chi volesse fare, in futuro, un ulteriore approfondimento.

Il terzo capitolo intende fornire un panorama dello stato attuale dell’edificio e della consistenza degli spazi fruibili con l’ausilio di fotografie e disegni tecnici. Nella prima parte del capitolo viene affrontato il rilievo fotografico del complesso, sia degli esterni che degli interni; questo offre, in primo luogo, una chiara documentazione dell’opera prima di eseguire ogni tipo di intervento e mostra, a chi non conosce l’edificio in questione, come si presenta oggi. La seconda parte, invece, costituisce il rilievo geometrico con i relativi elaborati di restituzione grafica.

Il quarto capitolo è dedicato all’individuazione e alla descrizione dei materiali che costituiscono il complesso architettonico, al riconoscimento e alla descrizione delle patologie di aggressione e delle cause che hanno generato il degrado. Queste informazioni trovano una loro modalità rappresentativa tramite la predisposizione delle tavole del rilievo materico e del rilievo patologico. Questi elaborati grafici hanno il difficile compito di rendere il più esauriente possibile il quadro informativo sulle caratteristiche del manufatto edilizio e costituiscono parte delle analisi preliminari al progetto d’intervento.

Il quinto capitolo analizza tutte le stratificazioni (unità stratigrafiche) che si sono susseguite col passare degli anni e la loro identificazione nel tempo. Viene anche trattata l’analisi evolutiva dei diversi corpi che compongono il complesso; tale studio è basato da un lato sulle analisi delle mappe storiche e foto del passato e dall’altro dalla verifica, in sito, di tutte le considerazioni avanzate.

Il sesto capitolo affronta tutte le riflessioni fatte per la valutazione della nuova funzione. Si è scelto di dedicare un intero capitolo a queste considerazioni che rappresentano un passaggio fondamentale dell’intervento di recupero. Il capitolo inizia con l’analisi della destinazione d’uso delle altre ville in Valpolicella, valutando come oggi vengano utilizzati questi grandi complessi. Prosegue poi con l’analisi di tipo funzionale, del Comune di Negrar, significativa sia per capire dove sono concentrate le funzioni sia per individuare dove si potrebbe intervenire e su cosa. L’ultimo paragrafo è infine dedicato a motivare la scelta per cui villa Salvaterra dovrebbe diventare una nuova struttura turistica ricettiva, funzione che ben si presta alla distribuzione degli spazi interni, visto che la villa è sempre stata, nei secoli, un luogo legato alla villeggiatura.

Il settimo capitolo si occupa del progetto di recupero dei diversi edifici che costituiscono il complesso. Il progetto è stato esposto riportando tutte le considerazioni fatte, sia di carattere funzionale che formale e sono state anche date indicazioni sui materiali da utilizzare. Particolare attenzione è stata inoltre rivolta allo studio dei dettagli che verranno illustrati con render, fotomontaggi e disegni tecnici. Parole chiave di questo progetto di recupero sono i principi di riconoscibilità, reversibilità e  minimo intervento, concetti guida che ormai, ai giorni nostri, dovrebbero caratterizzare gli interventi su tutti gli edifici storici senza distinzioni di valore formale.

L’ottavo capitolo è dedicato al progetto di conservazione che scaturisce dalla presa di coscienza della complessità dell’edificio che stiamo analizzando. Questo progetto, che riguarda le facciate esterne dei diversi edifici che costituiscono il complesso, assume una connotazione ben precisa legata alla leggibilità e alla permanenza dei dati materiali. Alla preferenza di una fase costruttiva piuttosto che un’altra, alla scelta di questo o quello stile, al perseguimento dell’unità architettonica o stilistica si è preferita la conservazione dei dati legata alla possibilità del conoscere, dal momento che non esiste una gerarchia di importanza delle fasi storiche, avendo riconosciuto in ognuna un suo senso e una sua ragione di essere.

Il nono e ultimo capitolo, di carattere prettamente strutturale, contiene il progetto di consolidamento del solaio della barchessa, quello in cui lo stato di degrado è più avanzato. L’aumento della capacità portante e della rigidezza degli orizzontamenti è infatti condizione imprescindibile per il nuovo utilizzo della villa. Nel capitolo non ci si sofferma solo sul calcolo con il metodo di consolidamento tradizionale, costituito da soletta in calcestruzzo e connettori realizzati con barre ad aderenza migliorata, ma sono state trattate anche altre forme di intervento andando a valutare i pregi che ci possono portare a prediligere una tipologia di intervento piuttosto che un’altra.

TESI:

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